La cultura sarda si perde nella vera notte dei tempi. Un popolo che non solo si differenzia geneticamente ma anche si caratterizza fortemente nella sua cultura megalitica, una vera e propria essenza dell'umanità e di una terra tra le più antiche emerse al mondo. Un popolo di navigatori ma anche di popoli strutturati in villaggi e piccoli centri abitati dell'entroterra. Ancora oggi il richiamo della terra e del mare caratterizza il nostro modo di essere e il desiderio di "vita" più personale di un SARDO. Una fusione fra il rapporto con la terra, il mare e le stelle o la natura in generale. Un popolo che nella sua durezza curava anche lo spirito, la tradizione e la famiglia senza perdere l'avventura e la voglia di scoprire e combattere per ciò in cui crede. Un tempo avevamo un elmo, uno scudo e degli animali che ci permettevano di viaggiare e spostarci. Oggi abbiamo dei mezzi moderni, muscolari o con il motore, dei caschi e delle tute o protezioni tecniche. Eppure lo spirito non è mai cambiato, in alcuni casi si è solo domato senza perdere l'essenza. Una civiltà che in tutti questi anni racchiude nel suo DNA e nel suo continuo......qualcosa di meravigliosamente interminabile e imponente. Una identità che non deve mai scodare.
La civiltà nuragica nacque e si sviluppò in Sardegna, racchiudendo un periodo che va dall'età del bronzo (1800 a.C.) al II secolo a.C., già era romana. Gli Shardana, popolazioni provenienti dal mediterraneo occidentale e appartenenti all' alleanza del popolo del mare nel II millennio a.C., sarebbero identificabili con le popolazioni nuragiche della Sardegna, anche se ciò è al momento oggetto di controversia tra gli studiosi.
Uno dei motivi addotti dalla corrente pro-origine-sardo-nuragica è quello della straordinaria varietà di statuette votive e statuine di bronzo (brunzìttu nuragicu in lingua sarda) raffiguranti guerrieri armati di pugnali o spade sarde, archi e frecce, coperti da elmi con due corna e scudi circolari rinvenuti nei siti archeologici dei Nuraghi, delle Tombe dei Giganti e dei Pozzi Sacri della Sardegna. Questo abbigliamento è lo stesso che risultano avere avuto i corsari e mercenari dei monumenti egizi menzionati come "Shardana".
Lo studioso egiziano, Abbas Mansour, Rettore dell’Università di Qena in Egitto, attesta che, dopo uno studio accurato, sia possibile affermare che i valorosi e temutissimi guerrieri Shardana scelti dal faraone Ramses II provenissero dalla Sardegna nuragica. Un altro fatto che riporta gli Shardana ai Sardi sono i documenti riguardanti la XVIII dinastia egizia riferiti agli Shardana: non potendo la loro lingua vocalizzare compiutamente la parola, essa risulta scritta con le sole consonanti ŠRDN. A completamento di questa teoria c'è anche il gran numero di barchette votive in bronzo ritrovate tra i reperti archeologici, che dimostrano l'importanza del mare nella vita dei sardi nuragici, indicando come la loro civiltà fosse abile sia nel combattimento che nella navigazione, esattamente come lo erano gli Shardana. Inoltre gli Shardana commerciavano in argento e lapislazzuli (o forse un minerale azzurro, la calamina), minerali di cui la Sardegna è ricca. Ma cerchiamo di conoscere meglio questa affascinante popolazione!
Fu nel periodo del Bronzo Antico (1800a.C. – 1600a.C.) che gli Shardana arrivano in Sardegna, l’isola conosciuta come l’isola dei miracoli per i suoi prodotti, i suoi boschi, le saline e il corallo rosso, la sua grande produzione di murici per la porpora, e non ultime per le sue ricche miniere. I fenici e gli ebrei la battezzarono Cadossene, (Kadoš-Šēne = ebraico-fenicio per ‘Madre Santa’) per la sua fama di Isola dei miracoli. Il termine fu usato fino al ‘700 in Sardegna, poi caduto in disuso salvo in alcune zone dell’interno.
Gli Shardana cominciarono a diffondersi nell'Età del Bronzo Medio (1600-1300 a.C.) e raggiunsero il culmine della loro civiltà con l'Età del Bronzo Recente (1300-900 a.C.), arrivando ad occupare ed a controllare ogni parte di territorio, dal quale partivano alla conquista di altre terre del Mediterraneo. É in questa fase che avviene lo sviluppo della loro capacità sociale, politica ed economica. Alla fine dell'Età del Bronzo Recente un maremoto o tsunami provocò inondazioni lungo tutta la costa meridionale sommergendo il Campidano e i Nuraghi verso il mare, trasformato il sud dell’isola in un immenso stagno, abbandonato da parte della popolazione che si dirige verso altre terre fino alla terra degli Egizi, verso la Grecia e, forse, tornando in Mesopotamia da dove i Shardana provenivano.
La società Shardana era organizzata da diversi gruppi che occupavano zone di territorio tenendosi a stretto contatto. Una collettività organizzata in clan, con un capo, in villaggi composti da capanne circolari con il tetto in paglia, molto simili alle odierne pinnettas barbaricine. Probabilmente inizialmente il capo veniva eletto e successivamente il potere divenne ereditario. Dai villaggi preistorici si cominciarono a costruire i villaggi santuari attorno a un pozzo sacro, quindi i villaggi fortificati con mura del tipo megalitico che indicano la necessità di proteggersi da invasioni nemiche.
In molti bronzetti i personaggi alzano la mano, forse in segno di saluto o di preghiera. E’ molto probabile che furono gli Shardana, a introdurre in Sardegna il culto dell'acqua, e forse anche la ritualità solare e lunare e l’osservazione dei solstizi. Per questo culto, vengono costruiti pozzi sacri in corrispondenza delle fonti e i templi a pozzo.
L'economia degli Shardana era basata sull'agricoltura, sull'allevamento e sulla pesca, ma anche sulla lavorazione dei metalli. Allevatori, ma anche abili nella lavorazione del bronzo del quale avevano forse il monopolio nel Mediterraneo. Infine divenne un popolo di militari e grandi navigatori. Tutto ciò risulta dai bronzetti ritrovati che mettono in luce la loro una abilità nelle arti e nei mestieri. Le ceramiche del periodo Shardana sono stare reperite anche nelle isole di Sicilia e Creta e sulle coste della penisola italiana e della Spagna grazie ai loro commerci del Mediterraneo. Sfruttarono le miniere e produssero armi, utensili ed oggetti di uso comune in bronzo che, conosciute e apprezzate nel Mediterraneo, permisero un prospero commercio verso tutta l'area. Ma il bronzo è una lega fatta con rame e stagno, e mentre il rame abbondava in Sardegna, dove prendevano gli Shardana lo Stagno? Le ipotesi sono tante. Dalla più vicina Perdu Cara, presso Flumini Maggiore, nel sud ovest dell’isola, fino alle ipotesi più ardite: Nigeria? Zimbabwe? L’ipotesi dello Zimbabwe, raggiunto circumnavigando l’Africa, resta tra le più affascinanti. In Zimbabwe infatti esistono vicino alla zona delle miniere grandi bastioni in pietra le cui mura e torri tronco-coniche sono simili ai Nuraghi. Queste fortificazioni di origine incerta, furono chiamate Zimbabwe, che nella locale lingua Shona, vuol dire grandi case di pietra. Dopo l’indipendenza la nazione scelse il nome Zimbabwe abbandonando il nome Rhodesia attribuitole dall’occupazione inglese. Questo confermerebbe anche quanto gli Shardana fossero grandi navigatori. Nei bronzetti delle navi infatti le prore sono ornate con antilopi e gorilla, che non erano allora conosciuti nell’area Mediterranea.
I MEGALITI:
I Nuraghe
Queste costruzioni in pietra di forma troncoconica sono sparse su tutta l’isola, dove se ne contano almeno 6000 e....non sono tutti. La funzione dei nuraghi non è ancora ben chiara: ruolo militare, di difesa o come torri di vedetta, funzione votiva e religiosa, osservatori astronomici. Ma è più probabile che i nuraghi avessero diverse funzioni in base alla posizione, periodo storico e al contesto ambientale in cui sorgevano.
Tombe dei Giganti
Le tombe dei giganti si ritiene siano monumenti usati come tombe collettive in età nuragica e presenti in tutta la Sardegna. Chiamate tumbas de sos mannos in lingua sarda, sono imponenti costruzioni a base rettangolare absidata e con grossi blocchi di pietra piantati nel terreno. Il loro nome nasce dalla fantasia popolare, anche se c’è chi sostiene che i giganti sono veramente esistiti in Sardegna.
Dolmen
Queste tombe caratteristiche della Sardegna megalitica sono composte da una camera a pianta rettangolare o poligonale. Venivano costruite utilizzando tre o più pietre verticali infisse nel terreno e unite poi tra loro da una sovrastante lastra orizzontale.
Altare megalitico o ziggurat
Per ora solo un monumento di questo tipo è stato portato alla luce dagli scavi archeologici in Sardegna. Si tratta dell’altare preistorico di Monte d’Accoddi, un vasto e peculiare complesso megalitico che non trova analoghi riscontri in Europa.
Menhir
Le popolazioni prenuragiche disseminarono l’isola di monoliti conosciuti come menhir, o in lingua sarda chiamati is perdas fittas. Si trovano disposti in allineamenti rettilinei o in forma circolare, spesso anche isolati, sempre con funzione sacrale. Un esempio che merita il titolo di "Stonehenge sarda" è la zona di Pranu Muttedu.