Ci sono momenti della nostra vita che si vivono con una intensità fuori dal comune, adrenalinici, romantici, fisici, psicologici, costruttivi. Sono viaggi che affrontiamo proprio dentro la nostra mente e fuori di essa trasformando in reale un concetto. Più un viaggio è importante e lungo e più è fondamentale prepararsi. Per insegnare e/o raccontare qualunque cosa devi averla prima provata tu stesso. Così dallo scorso anno mi sono preparato per raggiungere l’obiettivo di visitare uno dei costoni più belli della Sardegna e del mondo, quello dell’Ogliastra da Cala Gonone a Cala Goloritzè. I numeri di una escursione del genere sono tosti e impegnativi: 45,1 KM per 13 ore e mezzo di escursione, 10 ore e 01 minuti in movimento, 16.235 pagaiate, 3.102 kcal bruciate.
Un tragitto simile si compie con molto metodo e un buon bagaglio di esperienza oltre a tante ore di allenamento che sono essenziali per la sicurezza e per la resistenza fisica. Lo scorso anno ho sfiorato i 36 km arrivando in solitaria fino a Cala Biriala ma stavolta volevo giungere finalmente alla meta di Cala Goloritzè. Domenica 3 luglio 2022 il meteo aveva tutti i presupposti per permettere questa piccola impresa. Stavolta, dopo una stagione e mezzo di allenamento, avevo un compagno di avventura in grado di seguirmi e affrontare il viaggio nello spirito giusto e con cui condividere un tracciato così lungo, Giorgio Serci, anche lui atleta del Ducati Challenge e esperto nel multisport tra cui mtb e bici da strada a cui ha aggiunto anche il SUP..
Pur avendo avuto conferma del meteo con solo 48 ore di anticipo, considerando che il vento in particolare, può sempre cambiare anche in modo netto, ci siamo organizzati al meglio partendo dal sabato per dormire direttamente a Cala Gonone e mettere le tavole in acqua alle 7.30 del mattino pronti a partire.
Il primo check è stato su tutto ciò che dovevamo avere con noi:
Coltello multifunzione
Crema solare
Acqua
Cellulare
Soldi in contanti
Scarpette in neoprene con suola in plastica
Barrette, pastiglie e gel energetici
Nastro isolante (per eventuali riparazioni di fortuna alle tavole)
Frutta secca
Batterie di riserva per GoPro e chiavi del veicolo in apposita custodia stagna
GoPro per le riprese e foto
Marsupio semistagno (in quanto la mia tavola non prevede una rete di fissaggio carichi)
Stesso pacchetto sulla tavola di Giorgio con la differenza che nella sua tavola abbiamo usato una sacca stagna più grande per caricare più acqua (in quanto disponeva della rete di carico) e della frutta (banane e fichi secchi).
Tappe prefissate, una ogni 5 km circa. Abbiamo optato per tirare piuttosto diretti con seste brevi fino a Cala Sisine per sfruttare una leggera brezza di 4 kmh a favore con odine leggere e il ridotto passaggio di barche nelle prime ore. Abbiamo quindi tenuto un passo di circa 4,5 kmh in media, leggero ma costante che, abbinato a una leggera velatura del cielo, ci ha fatto soffrire meno il caldo e consumare meno acqua. Tale andatura ci ha permesso anche micro soste per visitare alcuni dei punti più belli senza inficiare troppo il passo.
Partenza ore 7.30
Tappa 1 CALA LUNA con sosta per mangiare 2 noci e reintegrare liquidi
Tappa 2 CALA SISINE con sosta gelato e reintegro e ricarica liquidi
Tappa 3 PISCINE DI VENERE, sosta frutta secca e acqua
Tappa 4 CALA MARIOLU, 2 noci e reintegro liquidi
Tappa 5 CALA GOLORITZE’, sosta di carico energetico, frutta, barrette e acqua
Cala Luna e Sisine costituivano una ottima copertura fino a metà percorso in quanto offrono la presenza di servizi e due chioschi per acquistare acqua e cibo all’occorrenza. Da lì in poi però era essenziale usare solo ciò che avevamo con noi se non per un chiosco a Cala Mariolu che non abbiamo avuto comunque necessità di sfruttare.
Il primo problema di questa escursione sono le onde della barche che spesso rallentano o fungono da ostacolo durante le pagaiate a ritmo. A queste si aggiunge la presenza di guidatori dei gommoni spesso inesperti e altrettanto spesso non informati delle più basilari regole della condotta in mare e di cui si deve tenere conto nel tragitto. Pertanto era essenziale stare sempre ben sotto costa e comunque a una distanza di sicurezza dagli scogli durante i continui passaggi se non nei casi in cui decidevamo di esplorare qualche antro o grotta.
In generale per l’80% delle barche incontrate abbiamo ricevuto attenzione, rispetto e riscontri di ammirazione e incoraggiamento per il viaggio in quanto eravamo le uniche tavole in azione su quella distanza già dopo Cala Luna mentre sul primo tratto erano in escursione il gruppo di amici di Tutt’in Sup.
L’andata si può dire che è stata impegnativa e tutto sommato abbastanza agevole. La stanchezza si è iniziata a sentire di rientro all’altezza delle piscine di venere dove i piedi perdevano sensibilità e ginocchia e caviglie un po' iniziavano a sentire qualche dolorino per via delle già numerose ore in continua compensazione sulla tavola. Sapevo che per il mio compagno di viaggio sarebbe stata molto difficile e per questo motivo avevamo considerato un piano B di rientro in gommone grazie alla collaborazione di Eugenia Deluigi (tesserata ISTEDDA e che vive nel luogo) che abbiamo informato durante il percorso. L’arrivo a Cala Sisine è stato un passaggio fondamentale per fare un pasto più corposo e una bella bevuta fresca e ristoratrice oltre che una pausa più sostanziosa. Incredibilmente da lì, le energie sono tornate e la scelta di come suddividere le varie fasi di viaggio ha pagato ampiamente. Infatti nella parte finale da Cala Luna a Cala Gonone abbiamo potuto permetterci di aumentare il passo non dovendo più gestirci. Ovviamente l’aumento di andatura era proporzionale al desiderio di una cena in agriturismo. Lo stesso luogo che sotto costa era visibile dal mare grazie a una bellissima balconata illuminata che osservava tutto il litorale.
Questo vero e proprio test fisico ha mostrato la validità del progetto sport e salute che stiamo portando avanti. Considerando una frequenza cardiaca media di 97 bpm e 123 bpm di massima si può dire non sia stato mai provante dal punto di vista cardio, anzi. Si è lavorato sempre sulla gestione delle forze e delle risorse bruciando molto delle riserve fisiche e un po' di grassi. Il bere costantemente e anticipare sempre i pasti era fondamentale e determinante. Solo una volta abbiamo percepito la fame in modo più insistente ma non siamo mai arrivati a carenza di forze anche se la stanchezza generale era ovviamente presente.
Quello che spinge a fare tutto questo è semplice quanto complesso, dipende da cosa una persona cerca nella sua vita. In primis per capire l’emozione che abbiamo provato bisognerebbe provare la sensazione di bellezza dei colori, odori e della brezza del mattino mentre appoggi la tavola in acqua e guardi lo sfondo del percorso fatto di scogliere a picco e una miriade di tratti da visitare e scoprire o rivedere con gli occhi di un bambino. Guardare accanto un amico e compagno di viaggi con cui scambi avventure e fiducia pronto ad affrontare il percorso senza sapere esattamente cosa potrà accadere bensì desideroso di intraprendere questo viaggio pazzesco.
Unione e fiducia sono certamente un collante dello sport. In molti tratti non abbiamo parlato, ogni tanto ci si controllava a vicenda per vedere fosse tutto ok non ci si distaccasse troppo in alcuni tratti. Tendenzialmente bastavano sguardi di intesa come per constatare la magnificenza, la bellezza e la perfezione della natura nel costruire, levigare e modificare la costa in modo costante. Era come ricevere una mole di input positivi cosi enorme da avere difficoltà nell’immagazzinarla e gestirla senza perdere nulla. Tutto era bello e divertente a partire da vere e proprie cattedrali di roccia e cunicoli stretti con un fondo di varie sfumature di blu o celeste e trasparenza di un cristallo. Camere naturali e grotte nelle grotte in sequenza che con una luce avremo voluto poter esplorare meglio. Ogni bagno era come immergersi in una immensa piscina sempre diversa. Infine la sera, dove ormai tutte le barche erano rientrate e ci siamo improvvisamente trovati nel silenzio irreale di un mare tutto nostro e quasi liscio come olio. L’unico suono era quello dello scorrere della tavola sull’acqua e del muoversi della pagaia. I colori si accentuavano e se da una parte volevamo giungere a riva per chiudere questa piccola impresa, dall’altra volevamo non finisse mail. Non sai quante volte nella vita avrai queste occasioni e potrei ripeterle, pertanto il loro valore è inestimabile e prende un posto nel nostro hard disk umano che diventa quasi indelebile.
Nei prossimi giorni approfondiremo la tecnica di allenamento e numerosi aspetti del progetto avviato con MASTER SPORT COOKING FOR HALTH e le attività operative e sportive che stiamo sostenendo sulla base di questo concetto. Seguiteci!