Voglio chiarire che essere un pilotanon vuol dire essere per forza professionista. Ogni pilota parte da basi semplici e sviluppa esperienza e allenamento dove è essenziale avere anche giuste indicazioni di qualità che di solito provengono da altri esperti o da professionisti del settore dell’allenamento. La condivisione è un metodo molto utilizzato ma ha anche dei rischi pur rimanendo uno degli elementi più belli e importanti della <<comunità>> degli appassionati. Il consiglio è sempre di valutare e provare per gradi e con metodo.
Ridurre la fatica con la preparazione serve a prevenire gli infortuni e i rischi migliorando le capacità tecniche e mentali, scoprendo i propri punti di forza e dove si è più portati. La corsa e il ciclismo restano gli sport più quotati per l’abbinamento con le attività motoristiche.
Un pilota professionista dedica almeno 5/8 ore in media per l’allenamento fisico concentrandosi quindi sul livello aerobico e sulla forza attraverso macchine muscolari, gestendo intensità e recupero dando opportuni recuperi.
Alla parte fisica bisogna abbinare quella mentale sviluppando tutti gli aspetti organizzativi e tattici che stimolano poi il sistema percettivo e vestibolare attraverso superfici con condizioni di instabilità (noi abbiamo utilizzato anche lo stand up paddle (SUP) considerandolo per la sua variabilità e possibilità di allenamento proprio per le aree maggiormente interessate.
La letteratura riguardo gli allenamenti nei settori motoristici è abbastanza scarna. Abbiamo pertanto creato un team di sviluppo basato su esperienze e risultati sia di professionisti che di atleti di vario livello. L’esperienza ed i riferimenti fungono sempre da motore di sviluppo se poi supportati da studio e test continui.
L’EQUILIBRIO
Definisce la capacità di mantenere il controllo posturale ideale ed il ripristino di esso anche in presenza di svariati agenti che possono modificarlo e variabili. Gli esercizi sono vari e vi indichiamo due più statici e due dinamici da affiancare agli statici:
Equilibrio su una sola gamba ad occhi chiusi
Equilibrio su una gamba mentre si compie un altro compito come prendere un oggetto
La bicicletta nei percorsi tecnici (ideale anche per la tecnica)
Lo Stand Up Paddle (ottimale per la completezza anche della parte alta e della postura delle gambe in modo costante e duraturo)
LA FLESSIBILITÀ
Aspetto importante e quasi mai praticato è lo stretching statico o dinamico. Il primo si realizza con il mantenimento di una posizione di allungamento muscolare per almeno 30 secondi (3 serie almeno), nel dinamico la posizione viene raggiunta in movimento partendo da una posizione base di normotensione fino a quella desiderata. Esistono comunque altre formule di stretching tra cui (SMR) foam rolling volte a migliorare la viscoelasticità muscolare ma necessitano di un esperto operatore per la comprensione pratica.
IL RISCALDAMENTO
Lo scopo è mandare il nostro corpo e la muscolatura, gradatamente, alla corretta temperatura di esercizio. Partire in modo scorrevole e leggero permetterà al nostro organismo di predisporsi agli sforzi anche molto intensi ed eviterà l’effetto di "imballo" muscolare ottimizzando la resa ed evitando strappi e danni.
Noi utilizziamo la classica cyclette o spin bike ad un ritmo molto scorrevole per 10/15 minuti a cui abbiniamo le flessioni sia a braccia aperte in modo classico (braccia e petto) che con gomiti chiusi aderenti al corpo per i tricipiti.
LA FORZA
Lo scopo è non indurre risposte ipertrofiche nella stimolazione neuromuscolare. Ciò determinerebbe aumento del peso corporeo mentre in questo caso si punta ad ottimizzare la resa fisica. Un carico che un soggetto potrebbe sollevare per un massimo di 10 volte (il cosiddetto carico 10RM, dove "RM" sta per "Repetition Maximum") si starebbe lavorando nel campo dell’ipertrofia e di conseguenza verrebbe stimolata una risposta ipertrofica: il volume muscolare aumenta. Il pilota invece deve essere forte rimanendo comunque snello ed agile. L’ipertrofia potrebbe non rilevarsi pertanto una giusta strada per migliorare la performance.
I carichi con cui l’ipertrofia viene meno stimolata sono quelli fino a 5RM e maggiori a 17RM. Per evitare di indurre eventuali risposte ipertrofiche, non rimane che lavorare con carichi e ripetizioni che stimolino la resistenza muscolare, la forza massima e la potenza.
Ma ritorniamo alla fisiologia. Il nostro organismo, nel caso di un lavoro continuo, è capace di reclutare le unità motorie in maniera asincrona: in questo modo mentre alcune unità motorie sono attive (parte del muscolo si contrae) altre vengono selettivamente inibite (parte del muscolo si riposa). Questa continua alternanza nel lavoro muscolare è tipica delle attività di resistenza muscolare e stimola le unità motorie lente, meno forti ma più resistenti di quelle veloci.
Al pilota serve anche rapidità d’esecuzione, pensare ed inviare stimoli in centesimi di secondo, e nello stesso tempo eseguire il comando a livello muscolare, contraendo subito le unità motorie necessarie: quelle veloci. In gara, tutti i comandi repentini del pilota vanno infatti a bypassare le unità motorie lente, investendo solamente quelle rapide e ciò avviene grazie ad un’eccezione alla legge di Henneman, di cui è capace il nostro organismo. Per tale ragione di prioritaria importanza sarà veicolare l’allenamento verso la stimolazione delle fibre veloci di arti superiori ed inferiori.