Motociclismo e automobilismo sono due sport che a vario titolo e pur avendo anche sensibili differenze sono sempre accomunati dalla necessità assoluta del pilota di ottenere l’ottimizzazione del rapporto uomo / mezzo in primis per la sicurezza personale che per quella di chi è vicino ed in secondo luogo per la prestazione.
Durante una competizione, o semplicemente una guida spedita, ogni pilota esegue attività di complessa interazione con i comandi del mezzo affrontando stress interni ed esterni in tempistiche ridottissime sia nelle scelte che nei movimenti. Pur non compiendo movimenti di corsa, salti, sollevamenti di pesi, il pilota affronta simili e addirittura maggiori stress fisiologici rispetto agli atleti di tipo "tradizionale" e ciò avviene in particolare nel motociclismo ove nelle frenate e in tutte le fasi di spostamento rapido vi è un ulteriore accentuarsi del livello di sforzo.
Elementi di stress e interazione:
Guida a medie e alte velocità (abilità ed esperienza correlata) Periodi di performance contenuti e intensi (gare di 20/50 min.) Periodi di medio lunga performance (endurance o guida veloce oltre le 2 ore) Fattore termico persistente (es disidratazione, calore, freddo) Carichi gravitazionali, forze centrifughe, centripete costanti e ripetute Stress emotivo, fisiologico, psicologico Frequenza cardiaca elevata e persistente fino al raggiungimento dei massimali Rischio di vita Elevata necessità di precisione ed agilità
Che sia pilota esperto o neofita lo stress incide molto sulla frequenza cardiaca aumentando velocemente già da prima della partenza fino al momento di Start e nel primo minuto di attività per poi raggiungere l’apice verso la fine della competizione. Gli studi mostrano che una elevata frequenza dei piloti di livello medio alto è direttamente legata a fattori mentali di andamento della gara. Ansia, timori o paure, imprevisti abbinati ad alte velocità ed al confronto con altri e con il mezzo incidono sensibilmente. Tutto ciò si abbina allo sforzo muscolare fisico, emotivo e la disidratazione.
Quale è l’elemento che incide maggiormente dal punto di vista cardiaco non trova una risposta univoca. Il raffronto con molti piloti di vario livello ed esperienza portano a ottenere una risposta molto variabile in base a:
Livello di preparazione atletica Grado di esperienza Fase di gara Problemi inattesi
Più un pilota è professionista e preparato e maggiormente incide la quota di stress psicologico rispetto a quello fisico. Meno un pilota è esperto e preparato, con un livello più tendente al gioco e divertimento e pertanto non professionista, più inciderà la prestazione fisica rispetto ad altri parametri mentali salvo patologie particolari che possono creare una ulteriore incidenza.
Le contrazioni isometriche intense sono il risultato di opporsi ad accelerazioni positive e negative. La forza G (che si sperimenta in più assi) può rendere difficoltosa la normale respirazione imprimendo ai polmoni una forza tale da svuotarli sempre di più in base alla pressione generata e pertanto incidere sulla prestazione e recupero.
Dal punto di vista antropometrico, minore sarà il peso del pilota in rapporto alla potenza del veicolo e migliori saranno le accelerazioni anche se non è sempre così nei casi in cui professionisti con arti più lunghi possano avere vantaggi nel contrastare alcune forze attraverso le leve. Anche su questo aspetto parliamo di dettagli più orientati ad altissimi livelli e maggiormente trascurabili in tutti i livelli sottostanti.
Le mani e le braccia, spesso più nell’arto destro, scaricano spesso la tensione dell’intensità muscolare negli avambracci in modo più accentuato e nell’impugnatura qualora aumenti lo stress (manubrio o volante). Questa intensità porta sempre più spesso, e con l’aumento della tensione, a sviluppare la sindrome compartimentale da sforzo cronico. Trattasi di un aumento della pressione interstiziale in un compartimento fasciale chiuso che determina intorpidimento, crampi, dolore, formicolio e perdita di sensibilità fino all’intolleranza da dolore eccessivo nel movimento. I sintomi non sono immediati ma si intensificano pian piano determinando poi anche una riduzione della forza al punto da rendere impossibile flettere od estendere le dita. Il recupero potrebbe essere lungo.
La capacità percettiva e cognitiva è altro fattore di performance decisiva in quanto grazie al lavoro sul rilassamento mentale, il perseguimento di obiettivi abbinati alla sicurezza personale e la presa di coscienza delle proprie qualità e limiti, l’immaginazione volta a eliminare le negatività, permettono di ottenere un maggior controllo e fluidità automatica nella memoria a lungo termine volta a interpretare le caratteristiche di un tracciato, i riferimenti e tutte le sequenze di "movimento" e le alternative di manovra con assenza o riduzione di errori eccessivi / incidenti sulla condotta di gara.
Pertanto l’allenamento del pilota del settore motoristico si pone i seguenti obiettivi:
RAGGIUNGERE ELEVATI LIVELLI DI RESISTENZA CARDIOVASCOLARE FORZA E TONICITA’ ANALISI DELLE CARATTERISTICHE ANTROPOMETRICHE (ADATTAMENTO E ANALISI DELLE FUONZIONALITA’) SUL RAPPORTO CON IL SETTING DEL MEZZO SVILUPPO COGNITIVO E PERCETTIVO CURARE LA SENSIBILITA’ ALLE REAZIONI FISICHE DELL’ALLENAMENTO PER EVITARE SOVRALLENAMENTO E STRESS (ES. SINDROME COMPARTIMENTALE), PROGRAMMARE DELLE FASI DI RILASSAMENTO